Lo STURP
La santa Sindone di Torino

 

L’ostensione della Sindone che ebbe luogo dal 26 agosto all’8 ottobre del 1978 a Torino, nel IV centenario del trasferimento da Chambéry, e che vide la presenza di tre milioni e mezzo di visitatori, segna una data importante per lo sviluppo delle indagini scientifiche sul Telo, da quando Secondo Pia scattò le prime foto.

Subito dopo l’ostensione, dall’8 al 13 ottobre, la Sindone fu oggetto di una serie di esami, che costituiscono le basi delle conoscenze scientifiche della stessa, da parte di 44 scienziati che presero parte allo STURP (Shroud TUrin Research Project) per un totale di 120 ore.

L’idea di formare una equipe che potesse effettuare indagini scientifiche direttamente sul Telo venne a due ricercatori statunitensi, Eric Jumper e John Jackson, quando nel 1976, presso i Sandia Laboratories, fu sottoposta alla analisi del VP-8 una foto della Sindone scattata nel 1931 da Giuseppe Enrie.

Il VP-8 Analyzer è un dispositivo analogico, progettato nel 1960, capace di convertire la densità di una immagine (chiari e scuri) in rilievo verticale.

Quando l’analisi viene applicata a normali fotografie, il risultato è quello di avere immagini imprecise e distorte. Sorprendentemente, la foto della Sindone dava una immagine precisa di rilievo tridimensionale. Questo perché sulla pellicola, nelle normali fotografie, la densità di luce riflessa non dipende dal soggetto, per cui non c’è nessuna informazione che codifica la distanza tra i vari punti del soggetto sulla pellicola; nella Sindone, invece, la densità dell’immagine dipende dalla distanza del Telo dal corpo, per cui le zone più strettamente a contatto risultano più scure di quelle più lontane. L’elaborazione matematica dei chiaro-scuri porta al rilievo tridimensionale.

Tra il 2 ed il 3 settembre 1978, dopo due anni di preparazione, i ricercatori americani che entrarono a far parte dello STURP, si trovarono riuniti insieme per la prima volta ad Amston, Connecticut, per pianificare il programma di ricerca e testare le attrezzature da trasferire a Torino, compreso il tavolo basculante sul quale adagiare la Sindone. Questo incontro è noto come Dry Run. Barrie Schwortz ricorda che la preparazione fu tanto accurata che, anche sul piano psicologico, i membri furono avvertiti di non cadere nella pareidolia, quel fenomeno per il quale il subcosciente crede di riconoscere forme, per lo più umane, in oggetti dai contorni del tutto casuali.

La sera dell’8 ottobre, al termine dell’ostensione, la Sindone fu trasferita nel Palazzo Reale di Torino, adiacente alla Cappella Guarini, dove ebbe inizio il complesso di esami scientifici secondo il programma autorizzato dalle Autorità Ecclesiastiche e dal proprietario della Sindone, Re Umberto di Savoia.

Perché fosse concessa l’approvazione, i ricercatori dello STURP si impegnarono ad effettuare test non invasivi e/o distruttivi, in modo da non arrecare nessun danno al Telo per un periodo di tempo ben definito (120 ore), con la finalità di determinare come si fosse formata l’immagine.

Dopo aver sistemato le attrezzature, che furono tempestivamente sbloccate alla dogana, ed il tavolo basculante in acciaio inossidabile, costruito per permettere lo studio della Sindone in posizione orizzontale e verticale, i cui pannelli, a causa delle tracce di corrosione, furono sostituiti con lamine d’oro, iniziò il programma di ricerca.

Gli italiani Giovanni Riggi e Pierluigi Baima Bollone con Max Frei iniziarono le indagini prima degli americani.

Max Frei asportò, per lo studio palinologico, materiale superficiale con l’ausilio di un comune nastro adesivo (imm. a sinistra), che aveva l’inconveniente di lasciare sul Telo tracce di colla. Questo in- conveniente, poi, fu superato da Ray Rogers, che utilizzò uno speciale nastro, messo a punto dalla Industria 3M, e un partico- lare applicatore, che permet- teva di esercitare una pres- sione calibrata sul telo stesso (imm. a destra). Fu esplorata la parte posteriore della Sindone con una videocamera endoscopica attraverso una breccia ottenuta scucendo la Sindone dal telo di Olanda.

Fu prelevato da Baima Bollone un frammento da una macchia di sangue.

Tutte le operazioni vennero documentate da Barrie Schwortz, fotografo ufficiale, che trascorse nella sala degli esperimenti 105 delle 120 ore di studio.

Il programma iniziò con l’effettuazione di una serie di fotografie con una macchina Hasselblad, montata su un binario rotante, e servendosi di una pellicola in bianco e nero ad alta risoluzione Kodak SO (Special Order) 115, messa a punto appositamente dalla Casa. La fotografia è stata una tecnica di primaria importanza nello studio della Sindone rispetto all’obiettivo iniziale: dimostrare in che modo si era formata l’immagine. Sulla pellicola in bianco e nero venivano usati dei filtri per la separazione dei colori e, successivamente, l’immagine poteva essere elaborata a colori, secondo la tecnica utilizzata dalla NASA.

Furono impiegati tre tipi di fotografia:

•   Copertura   a   fotomosaico   (si possono riunire tutte le immagini in sezioni più piccole, ma con        risoluzione più alta);
•   Microfotografia;
•   Fotografia a mosaico a quadretti.
Fu, così, possibile costruire una mappa della Sindone che risultò utile anche dopo la radiodatazione.

La fotografia ai raggi UV ed a fluorescenza (imm. a sinistra), che viene normalmente impiegata nelle analisi dei dipinti per verificare la presenza di pennellate al disotto di quelle visibili, non dimostrò alcuna presenza di colore al di sotto dell’immagine. Fece apparire gli aloni di siero attorno alle macchie di sangue, che altrimenti non sono visibili ad occhio nudo.

Invece, i quattro angoli della Sindone presentavano colori differenti, per la presenza di materiale di diversa composizione chimica dal resto della Sindone (questo dato non fu preso in considerazione dai Laboratori che radiodatarono la Sindone nel 1988).

La Sindone venne esaminata alla Rx-grafia: vennero scattate 42 lastre. Con tale esame si voleva determinare se sulla Sindone vi fosse materiale aggiunto: se si fosse trattato di vernice, questa avrebbe contenuto piombo, la cui presenza venne così esclusa.

Per evitare qualunque tipo di danno al Lino, furono usati Rx a bassa potenza per 20 minuti di esposizione ed a 2 metri di distanza.

Per completare le informazioni ottenute dalla radiografia convenzionale, furono condotte indagini con Rx-grafia in fluorescenza, con la quale si può determinare la presenza qualitativa e quantitativa di un elemento della Tavola Periodica. Questa indagine è stata utile per stabilire se sulla Sindone ci fossero pigmenti cromatici ed in quale quantità: non ne furono riscontrati, per cui la Sindone non è un dipinto.

Inoltre non fu riscontrata alcuna differenza quali-quantitativa di elementi presenti sulla immagine rispetto ad altre superfici del Telo dove l’immagine non c’è.

Vi è una distribuzione sul Lenzuolo di calcio e stronzio, che sono elementi trasportati per via aerea e depositatisi durante le ostensioni all’aperto.

La Rx-grafia in fluorescenza ha evidenziato che le macchie di colore rosso, che, successivamente, Adler ha dimostrato essere sangue umano, non sono un elemento aggiunto, in quanto non vi è immagine al di sotto, e contengono ferro.

Le indagini a Raggi infrarossi

La termografia all'infrarosso può essere definita come l'arte di trasformare un'immagine ad infrarossi in un'immagine radiometrica che ne consenta di leggere i valori della temperatura. L'energia termica, o ad infrarossi, risiede nello spettro non visibile perché la sua lunghezza d'onda è troppo lunga per essere scorta dall'occhio umano. Si situa in quella parte dello spettro elettromagnetico che percepiamo come calore. Qualsiasi oggetto ad una temperatura superiore allo zero assoluto emette radiazioni all'infrarosso, invisibili all'occhio umano. Anche oggetti che sappiamo essere molto freddi, come i cubetti di ghiaccio, emettono radiazioni infrarosse.
Più la temperatura di un oggetto è elevata, maggiori sono le radiazioni IR che emette. Tali radiazioni non sono invisibili all'occhio umano, ma individuabili grazie alle termocamere ad infrarossi che mostrano, attraverso delle immagini, il calore emesso da queste radiazioni. Tali immagini consistono in una mappa di colori che segnalano le temperature di superficie di un oggetto. Una termocamera è, inoltre, un'eccezionale strumento di diagnostica utilizzabile in molti settori, poiché riesce ad individuare componenti o aree soggette a punti caldi/freddi.
In buona sostanza, questa indagine, che è stata di supporto alla fotografia, era finalizzata a verificare quanto fosse assorbito dell’immagine sulla superficie posteriore della Sindone, le differenze tra le zone con l’immagine e quelle senza, se vi fosse materiale aggiunto. Nel 1978 una limitazione della tecnologia era data dai termosensori troppo sensibili.

Spettroscopia visibile UV

Il nome spettroscopia deriva dal latino spectrum, che vuol dire immagine. Questa disciplina racchiude in sé l’insieme delle tecniche, dette appunto spettroscopiche, attraverso le quali è possibile ottenere informazioni sulle proprietà strutturali dei corpi, studiando l’interazione della materia con l’energia elettromagnetica.
Le spettroscopie sono impiegate come strumenti analitici fondamentali per la determinazione dei composti chimici e dei loro gruppi funzionali.
La spettrofotometria (o spettrometria) UV-visibile si basa sull'assorbimento di radiazioni elettromagnetiche monocromatiche del campo del visibile e dell'UV da parte di molecole. Questa tecnica trova applicazione nella determinazione qualitativa e quantitativa di numerose sostanze sia organiche che inorganiche nel campo ambientale, farmaceutico e alimentare.
Membri dello STURP erano Roger e Marty Gilbert, fondatori della Oriel Corporation, una Azienda specializzata nella progettazione degli strumenti spettrofotometrici.
Questo test ha permesso di analizzare le immagini del corpo, le macchie di sangue, di siero e di acqua.

La radiodatazione

Sarebbe superfluo discutere della radiodatazione del 1988 in quanto non è ritenuta attendibile.
I motivi di ciò possiamo brevemente riassumerli nei seguenti punti:

•   Anomala   sede   del   prelievo   (se si fossero prese in considerazione i test dello STURP, sarebbe      stato evidente che la sede aveva una maggiore densità rispetto alle altre zone della Sindone);
•   Non fu redatto nessun verbale di prelievo;
•   I frammenti   dati   ai   laboratori   avevano un peso per cm2 maggiore del peso medio per cm2 di      tutta la Sindone;
•   La sede da cui provenivano i frammenti era stata oggetto di rammendi invisibili (Rogers);
•   Non si conosce come e di quanto il campione sia stato depurato dal materiale contaminante;
•   Non furono comunicati i dati grezzi;
•   Uno dei Laboratori che effettuarono i test al radiocarbonio ricevette una considerevole somma di      danaro, un milione di sterline, dopo la comunicazione dell’età medioevale della Sindone;
•   Assenza di una certezza che il campione prelevato fosse rappresentativo di tutta la Sindone;
•   Assenza   di   rigore   scientifico   nella procedura di effettuazione del test  e  nella pubblicazione      dei risultati.

A questo punto è d’obbligo domandarsi: lo STURP raggiunse l’obiettivo di determinare come l’immagine sulla Sindone si fosse formata ?
Questa domanda non ha ancora risposta. Tuttavia le informazioni che lo STURP raccolse nelle 120 ore di studio costituiscono la base delle conoscenze scientifiche sulla Sindone che rispettano il rigore scientifico della ricerca.

Riportiamo le risultanze dello STURP (testo tradotto dall’originale in inglese):

«Nessun pigmento, vernice, colorante o macchie è stato trovato sulle fibrille. Raggi X, fluorescenza e microchimica escludono sulle fibrille la presenza di vernice utilizzata come un metodo per creare l'immagine. UV e valutazione ad infrarossi confermano questi studi. L’analisi computerizzata dell'immagine e l’analisi mediante un dispositivo noto come analizzatore di immagini VP-8 mostrano che l'immagine è unica con informazioni tridimensionali codificate in essa.
La valutazione microchimica non ha provato la presenza di aromi, oli, o qualsiasi sostanza biochimica conosciuta per essere prodotta dal corpo in vita o in morte. È chiaro che vi è stato un contatto diretto della Sindone con un corpo, che evidenzia alcune caratteristiche quali segni di flagello e il sangue. Tuttavia, mentre questo tipo di contatto potrebbe spiegare alcune delle caratteristiche del tronco, è totalmente inidoneo a spiegare l'immagine del volto anche con l'alta risoluzione che è stata ampiamente utilizzata dalla fotografia.
»

«Il problema fondamentale da un punto di vista scientifico è che alcune spiegazioni che potrebbero essere sostenibili da un punto di vista chimico, sono precluse dalla fisica. Al contrario, alcune spiegazioni fisiche che possono essere coerenti, sono completamente precluse dalla chimica. Per una spiegazione adeguata per l'immagine della Sindone, si deve avere una spiegazione che sia scientificamente valida sotto il profilo chimico, fisico, biologico e medico. Al momento, questo tipo di soluzione non sembra essere ottenibile dai migliori sforzi dei membri del team Sindone. Inoltre, esperimenti di fisica e chimica con tessuti vecchi non sono riusciti a riprodurre adeguatamente il fenomeno presentato dalla Sindone di Torino. Il risultato scientifico condiviso è che l'immagine è stata prodotta da qualcosa che ha provocato l'ossidazione, disidratazione e coniugazione della struttura polisaccaride delle microfibrille del tessuto stesso. Tali cambiamenti possono essere duplicati in laboratorio da alcuni processi chimici e fisici. Un simile tipo di modifica nel lino può essere ottenuta con acido solforico o calore. Tuttavia, non ci sono metodi fisici o chimici noti che possano spiegare la totalità dell'immagine, né una qualsiasi combinazione delle circostanze chimiche, fisiche, biologiche o mediche può spiegare adeguatamente l'immagine.»

Quindi, la risposta alla domanda di come l'immagine sia stata prodotta, rimane, oggi come in passato, un mistero.

Possiamo concludere per ora che l'immagine della Sindone è quella di una vera e propria forma di un uomo flagellato e crocifisso. Non è il prodotto di un artista. Le macchie di sangue sono composte di emoglobina, ed è stato effettuato un test positivo per l'albumina sierica. L'immagine è un mistero continuo e fino a quando non saranno fatti ulteriori studi chimici, forse da questo gruppo di scienziati, o forse da alcuni scienziati in futuro, il problema rimane irrisolto”.

Le prospettive di ricerca investono:

•   il tessuto;
•   lo studio dell’immagine;
•   lo studio delle macchie.

L’esperienza dello STURP può considerarsi come un modello di ricerca regolato da metodo scientifico, evidente nella lunga preparazione del programma e dal rigore scientifico con il quale è stata condotta la pianificazione e la realizzazione del programma di ricerca. I ricercatori dello STURP meritano di essere ricordati ed alla fine del presente lavoro è doveroso almeno menzionare i loro nomi.
Lo STURP ha raccolto una miriade di informazioni, sebbene lasci irrisolto il mistero della formazione di una immagine perfetta.
Ed alla fine di questo excurcus sul lavoro del team, guardando l’immagine del volto dell’Uomo della Sindone, mi sento di poter dire, con Paolo VI: «È Lui, Gesù di Nazaret».

I Ricercatori Americani membri dello STURP:

Joseph S. Accetta, Lockheed Corporation
Steven Baumgart, U.S. Air Force Weapons Laboratories
John D. German, U.S. Air Force Weapons Laboratories
Ernest H. Brooks II, Brooks Institute of Photography
Mark Evans, Brooks Institute of Photography
Vernon D. Miller, Brooks Institute of Photography
Robert Bucklin, Harris County,Texas, Medical Examiner's Office
Donald Devan, Oceanographic Services Inc.
Rudolph J. Dichtl, University of Colorado
Robert Dinegar, Los Alamos National Scientific Laboratories
Donald & Joan Janney, Los Alamos National Scientific Laboratories
J. Ronald London, Los Alamos National Scientific Laboratories
Roger A. Morris, Los Alamos National Scientific Laboratories
Ray Rogers, Los Alamos National Scientific Laboratories
Larry Schwalbe, Los Alamos National Scientific Laboratories
Diane Soran, Los Alamos National Scientific Laboratories
Kenneth E. Stevenson, IBM
Al Adler, Western Connecticut State University
Thomas F. D'Muhala, Nuclear Technology Corporation
Jim Drusik, Los Angeles County Museum
Joseph Gambescia, St. Agnes Medical Center
Roger & Marty Gilbert, Oriel Corporation
Thomas Haverty, Rocky Mountain Thermograph
John Heller, New England Institute
John P. Jackson, U.S. Air Force Academy
Eric J. Jumper, U.S. Air Force Academy
Jean Lorre, Jet Propulsion Laboratory
Donald J. Lynn, Jet Propulsion Laboratory
Robert W. Mottern, Sandia Laboratories
Samuel Pellicori, Santa Barbara Research Center
Barrie M. Schwortz, Barrie Schwortz Studios

 

Walter Memmolo

«Tuam sindonem veneramur, Domine, et tuam recolimus passionem»
La nuova teca in cui è riposta la Sindone
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