Ricordare
Sebastiano Rodante
(1924 - 2016)

 

Scienza e fede in Sebastiano Rodante

Settantacinque dei suoi novantuno anni Sebastiano Rodante li ha dedicati alla Sindone: allo studio, alla ricerca scientifica, alla divulgazione del messaggio che l’Immagine comunica all’umanità intera. Un uomo, Sebastiano, che dietro l’apparenza mite, dal tratto garbato, nascondeva un carattere forte, determinato, volitivo, assetato di conoscenza. Ma, sopra ogni cosa, da quell’apparenza mite prorompeva, autentica e titanica, la fede nel Cristo Risorto. Ed ora, a un anno dalla scomparsa, ricordandolo, Sebastiano Rodante ci appare una figura grande proprio perché il trascorrere del tempo ne ingigantisce i contorni.

Possedeva una intelligenza acuta, una serietà e rigore scientifici che accompagnavano la non comune sensibilità alla bellezza ed al dolore. Sensibilità che lo distrasse dagli studi di ingegneria per avviarlo alla medicina. E come Pediatra si prese cura di intere generazioni di bambini nella sua Siracusa.

Sin dall’età di diciassette anni, nel 1941, quando lesse il libro di Giuseppe Enrie, La Santa Sindone rivelata dalla fotografia, pubblicato nel 1933, la passione per il sacro Lino lo catturò per non lasciarlo più.

La sua è stata una testimonianza di fede e di scienza, di comunicazione e di evangelizzazione.
Scienza e fede appunto.
In Sebastiano Rodante, ed è l’aspetto più originale e irripetibile dell’uomo, fede e scienza non sono due categorie separate dell’intelletto, come usa procedere il metodo umano, ma sorprendentemente sono indivisibili e corroborate dall’amore che sostiene e fortifica l’una mentre collauda l’altra. La nostra intelligenza, umana e quindi limitata, non riesce a penetrare questa condizione, che ha orientato la vita di Rodante.

Egli, di fronte all’Immagine, interpretando comprendeva e comprendendo interpretava il dono gratuito della Misericordia di Dio.

Le sue ricerche sono un passo di grande momento nella storia degli studi scientifici sindonici, rispetto ai quali applicò, come egli stesso confessava, la metodologia della clinica medica: ricerca (anamnesi prossima e remota), documentazione (indagini scientifiche), confronto (diagnostica differenziale), prospettive (ipotesi ragionate).
Le sue sperimentazioni hanno anticipato gli esiti, ancora non definitivi, delle ricerche che in questo decennio sono state effettuate sulla formazione dell’Immagine.
Rodante condusse nelle catacombe della sua città, il cui ecosistema poteva accostarsi a quello delle tombe della Gerusalemme dell’epoca di Gesù, studi sperimentali sugli effetti dei raggi UV sul lino imbevuto di aloe, mirra e sudore, ed intuì la straordinarietà del caso; e certamente quella intuizione sarà avvalorata nei prossimi anni dalle ricerche degli scienziati dell’Enea su superfici di tessuto più vaste. .

Mai ebbe timore dei risultati scientifici. Amava ripetere che “… la Sindone si offre alla Scienza, come sempre; ed offrendosi con le sue caratteristiche intrinseche ed inconfondibili, non teme di essere esaminata…”.

E nel 1988, quando il risultato della radiodatazione sembrò segnare una battuta d’arresto negli studi sindonici, la sua voce si levò alta e rigorosa nell’evidenziare errori e incongruenze di quelle conclusioni; errori ed incongruenze che puntualmente furono negli anni successivi confermati.

L’eredità di Sebastiano Rodante è impegnativa. A lui va la gratitudine di coloro che, come chi scrive, si sono abbeverati al suo sapere. A noi il compito oneroso di conservarne la memoria e di promuovere studi, ricerche, divulgazione e, sopra ogni cosa, l’evangelizzazione con la Sindone come Sebastiano Rodante ha fatto per settanta anni della sua vita, testimonianza genuina di fede e di scienza.

Senza paura e consapevoli che a sostenerci è la forza dirompente che si sprigiona dall’Immagine dell’Uomo della Sindone.

 


 
Walter Memmolo
 
Delegato
per il Sud Italia e la Sicilia
Centro Internazionale di Sindonologia
Torino

 

                   
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